giovedì 4 marzo 2010

GLI ATTACCHI

Gli attacchi nello snowboard hanno subito nel corso degli anni notevoli trasformazioni grazie anche al continuo impegno delle case produttrici.
Premettendo che nelle tavole alpine o hard vengono utilizzati attacchi a piastra, i quali consentono un rapido cambio di lamina e di direzione dato l'mmediato impulso dato allo snowboard, nelle tavole soft gli attacchi più impegnati sono quelli classici a cricchetto o quelli step-in.

Attacchi step-in: sono nati per il fatto che risultano molto più comodi e molto più rapidi da allacciare e slacciare rispetto a quelli a cricchetto, specialmente nei tratti piani, presso gli impianti di risalita o per tutti quei snowboarder meno bravi i quali evitano continue sedute sulla neve. Rispetto a questi vantaggi c'è da dire però che nell'attacco step-in un grosso problema è rappresentato dalla neve o dal ghiaccio che si ferma nella sede adibita all'incastro dello scarpone, perchè oltre alla difficoltà nel pulirla non si ha mai la certezza che lo scarpone sia agganciato in modo sicuro.
Inoltre nella prima generazione di step-in lo spoiler era integrato nello scarpone, il quale risultava molto scomodo rispetto ai boots tradizionali e anche parecchio costoso. Nella seconda generazione invece lo scarpone step-in si è liberato dello spoiler integrato restituendolo al suo legittimo proprietario, ovvero l'attacco step-in.



Attacchi a cricchetto o soft: questi attacchi sono senza dubbio i più diffusi perchè permettono delle buone prestazioni sia in freestyle, che in freeride e anche in backcountry. Questo tipo di attacco si abbina allo scarpone soft (o scarpone tradizionale), il quale risulta sicuramente molto più comodo e molto più morbido rispetto allo scarpone utilizzato per l'hard. Inoltre gli attacchi soft hanno il vantaggio che si possono regolare in ogni situazione, anche mentre si sta surfando sulla neve, stringendo o rilasciando quanto ci pare il cricchetto.


Gli attacchi soft a loro volta si differenziano in due categorie: con base in metallo o con base in plastica.
Gli attacchi con la base o piastra in metallo (solitamente alluminio) presentano ottime garanzie nel tempo ed essendo più rigidi si adattano meglio per il freeride in quanto danno una risposta rapida agli impulsi del rider. E' importante che al momento dell'acquisto venga fornito un foglio di gomma da applicare fra base e tavola in maniera da evitare continui smorzamenti e vibrazioni e anche preservare la tavola da graffi e abrasioni.
Gli attacchi con la base in plastica invece, essendo più morbidi si adattano molto bene al freestyle; grazie alle moderne tecnologie presentano una buona resistenza e attenuano maggiormente le vibrazioni fornendo una risposta più soft.

martedì 2 marzo 2010

REVERSE CAMBER

In questa sezione non si può fare a meno di parlare di un' importante innovazione che da questa stagione stà interessando il mondo dello snowboard, ovvero le tavole "Reverse Camber".
Questa innovazione iniziata già due anni fà da Lib-Tech consiste nel ribaltare letteralmente il profilo delle tavole: il camber tradizionale viene sostituito da quello inverso, di conseguenza le tavole non hanno più un profilo convesso, ma bensì concavo. Questa forma dona alle tavole una maggior morbidezza, ideale per i jibbers che cercano tavole con cui poter chiudere qualsiasi trick in ogni situazione; anche in freeride e in freestyle questo nuovo profilo va alla grande perchè si ha un cambio lamina molto rapido, un'ottima galleggiabilità in neve fresca, e nei salti la tavola ruota più facilmente.
Esistono diversi tipi di reverse camber proposti dalle varie aziende, ma i principali sono i seguenti:
banana camber, u-rocker, v-rocker, camber zero, gullwing.

Banana Camber: è il più famoso ed è semplicemente il contrario del camber tradizionale. La tavola poggia sulla parte centrale, si ha una disposizione regolare dei pesi verso il centro della tavola, e si ha un unico raggio di curvatura convesso.



U-Rocker: due raggi di curvatura formano un camber convesso; questi due raggi si uniscono di solito al centro della tavola, in maniera da distribuire il peso verso il centro della stessa rendendola più maneggevole.

V-Rocker: è costituito da due linee rette che si uniscono al centro della tavola; ne consegue che il camber non è formato da una curva, ma bensì da due linee come una V.



Camber zero: con questa tecnica si elimina completamente il famoso ponte e si hanno tavole piatte, dove la reattività e la manovrabilità è data dal tipo di lamina e dall'abilità del rider.



Gullwing Camber: è sostanzialmente un doppio camber, composto da un camber classico e da uno inverso, con una doppia curvatura che distribuisce il peso e le forze in maniera uniforme sia verso la punta e la coda che verso il centro della tavola. La parte centrale dello snowboard è comunque più bassa delle due estremità.

venerdì 29 gennaio 2010

QUALE TAVOLA

Esistono principalmente due tipi di tavole da snowboard ovvero le tavole soft e le tavole alpine (comunemente chiamate anche Hard). Queste tavole hanno forma e misura diversa e ognuna ha un uso specifico differente.

Tavola Hard: sono tavole rigide, lunghe e strette con punta rialzata e coda tagliata. Hanno la caratteristica principale di essere tavole unidirezionali, cioè si conducono in una sola direzione. Vengono utilizzate per raggiungere alte velocità in pista (infatti nella disciplina del gigante parallelo si usano queste tavole) ed inoltre anche gli attacchi che si montano e gli scarponi sono rigidi (il tutto è molto simile agli sci).

Tavola Soft: rappresentano la stragrande maggioranza delle tavole oggi in circolazione; hanno punta e coda rialzati e permettono di esprimere una maggiore libertà e fantasia. La tavola soft è come dice la parola stessa morbida, tenera, deve flettersi sia per curvare in pista che per poter assorbire nel miglior modo possibile gli impatti con il suolo. Nelle tavole soft si usano attacchi e scarponi morbidi e quindi si ha sicuramente una maggior comodità rispetto all'hard.
Le tavole soft si suddividono a loro volta in tre categorie: all mountain, freestyle, freeride.

Tavole all mountain: sono tavole generalmente direzionali, dove il nose (punta) è diverso dal tail (coda); sono tavole che si adattano a qualsiasi tipo di terreno, dalla pista al park passando per metri e metri di fresca appena caduta. E' la scelta della maggior parte dei riders che possono così adattarsi alle varie situazioni senza alcun problema.

Tavole freestyle: sono tavole per il park, adatte ai trick più estremi e ottime sui rails. La struttura non è direzionale, infatti sono chiamate TWIN TIP, cioè il nose e il tail sono praticamente uguali, hanno la stessa identica forma e lo stesso raggio di curvatura; inoltre la sciancratura è meno accentuata rispetto alle altre tavole così da permettere degli atterraggi più facili e naturali e una migliore conduzione in switch (cioè al contrario), a scapito ovviamente di una minore velocità e del cambio di direzione in pista.

Tavole freeride: sono tavole direzionali, più lunghe e più larghe delle all mountain che si adattano molto bene in pista e sono perfette per girare in fresca. Il passo è decentrato verso il tail, questo per permettere una maggiore galleggiabilità, ma essendo più larghe e più lunghe faticano in park e nel jibbing.

Oltre a quanto sopra descritto, esistono altri elementi importantissimi per la scelta di una tavola ovvero la lunghezza, la larghezza, il peso, il flex, la lamina effettiva e la sciancratura.

Lunghezza: questo fattore dipende principalmente dall'altezza del rider, dal suo peso e anche dalla sua abilità. Una tavola più corta è sicuramente più maneggevole, mentre una lunga richiede maggior forza ma ha molta più stabilità anche ad elevate velocità. In generale una tavola che arriva tra il mento e il naso (quindi circa 20 cm al di sotto della propria altezza) è da considerarsi di lunghezza corretta.

Larghezza: altro fattore da considerare nella scelta della tavola è la misura dei propri boots (scarponi). Le tavole di larghezza standard vanno bene fino al n°45; snowboarder con piedi che calzano misure maggiori rischiano di "strusciare" la neve, ovvero sia con la punta che con il tallone del piede tendono ad uscire troppo dai bordi della tavola. Per evitare questo problema si possono aumentare gli angoli degli attacchi o aumentare lo stance così da utilizzare la parte più larga della tavola. Altra soluzione è l'utilizzo di appositi pad per rialzare l'attacco o ancora acquistare una tavola wide (cioè più larga). Una tavola wide dà maggiore stabilità e galleggiabilità al prezzo però di una minore reattività e di un cambio lamina più lento.

Peso: è forse la variabile più importante nella scelta dello snowboard in quanto bisogna essere in grado di flettere la tavola per fare curve e tricks. A chi è più pesante è consigliata una tavola più lunga in maniera da avere più stabilità mentre a chi è più leggero una tavola più corta così da avere maggiore manovrabilità e una surfata meno faticosa.

Flex: non è altro che l'elasticità della tavola. Una tavola più morbida gira a velocità inferiori e con raggi di curva più stretti (quindi più adatta ad un principiante). Man mano che si progredisce si può scegliere una tavola più rigida, la quale dà maggior controllo in curva e una migliore risposta ai comandi. Una tavola troppo rigida rischia però di diventare faticosa nel fletterla. Per avere un'idea del flex basta premere con forza al centro della tavola tenendola dritta sul pavimento.

Lamina effettiva: rappresenta la parte della tavola che effettivamente sta a contatto con la neve. Maggiore è la lamina maggiore è la stabilità anche alle alte velocità dato che più lamina taglia la neve, mentre minore è la lamina più facile è curvare, fare tricks e più la tavola è manovrabile.




Sciancratura: è rappresentata dalle differenti larghezze trasversali dello snowboard, in particolare la punta e la coda sono più larghe della parte centrale. Si calcola appoggiando lo snowboard di lato su una superfice piana e misurando lo spazio tra il centro della tavola e la superfice stessa. La sciancratura è misurabile dal raggio della curvatura provocata. Un raggio più corto determina una curva più ampia, mentre un raggio più stretto determina una curva più facile e minore è l'inclinazione dello snowboard richiesto per una curva. La sciancratura è importantissima per far sì che la tavola disposta di spigolo e sottoposta ad una certa pressione effetui una curva di un certo raggio.
Esistono principalmente tre tipi di raggi, ovvero il raggio di sciancratura progressivo, il raggio di sciancratura regressivo e il raggio di sciancratura doppio.
Raggio di sciancratura progressivo: è sostanzialmente formato da due raggi di sciancraura diversi, di cui il maggiore è verso la punta e il minore verso la coda. La sciancratura progressiva determina un'entrata dolce in curva e una fine brusca.
Raggio di sciancratura regressivo: è l'opposto del progressivo, e si hanno sempre due raggi di sciancratura diversi, di cui il maggiore è verso la coda e il minore verso la punta. La sciancratura regressiva determina un'entrata brusca in curva e un'uscita dolce
Raggio di sciancratura doppio: si ha un raggio di sciancratura maggiore per la parte centrale della tavola e un altro minore per le parti vicino alla punta e alla coda. La sciancratura doppia determina un'entrata rapida in curva ed un'uscita altrettanto veloce, conservando una larhezza centrale maggiore.

domenica 17 gennaio 2010

LE DISCIPLINE DELLO SNOWBOARD

Le specialità agonistiche dello snowboard sono essenzialmente quattro, ovvero: l'half pipe, il board cross, il gigante parallelo e il big air. Le prime tre sono considerate specialità olimpiche mentre il big air non lo è ancora anche se si spera che presto lo possa essere.

Half Pipe: è senza dubbio la disciplina più spettacolare dello snowboard. L'half pipe è un mezzo tubo che si percorre da una parte all'altra compiendo delle evoluzioni; ovviamente per avvicinarsi all'half pipe bisogna imparare a surfare il pipe cioè a passare da un muro all'altro cercando di invertire lo spigolo e quindi rientrare nell'half pipe per poi dirigersi dall'altra parte. Man mano che si acquisisce capacità tecnica si possono cominciare a sviluppare delle manovre, delle rotazioni e delle rotazioni complesse cioè sui diversi assi. Per rendere più chiara questa disciplina porto l'esempio della run di Shaun White alle Olimpiadi della neve di Torino del 2006 che gli ha permesso di vincere la medaglia d'oro.




Board Cross: è una specialità con un percorso ad ostacoli dove gli atleti partono in gruppo con batterie da quattro o da sei e scendono lungo questa pista con ampie curve e salti di diverse dimensioni a tutta velocità e i primi due atleti avanzano per le batterie successive e così via via fino alle finali. La specialità è praticata sia con tavole soft che con tavole hard.
Per rendere meglio l'idea propongo come gara di board cross la finale degli X Games del 2008


Gigante parallelo: è una gara a due percorsi paralleli, solitamente individuati con delle bandiere di colore rosso e blu, dove gli atleti si sfidano e vince il miglior scarto di tempo cioè colui che è arrivato al traguardo dopo due prove (una sul percorso rosso e una sul percorso blu) con un vantaggio in termini di tempo. E' una disciplina che viene praticata con l'attrezzatura hard, con tavole strette e lunghe per favorire l'inversione di spigolo e addirittura gli atleti vestono una tuta aderente per essere più penetranti all'aria.
Come esempio di gara vediamoci la finale del 1° e 2° posto di gigante parallelo per la coppa del mondo di snowboard del 2008 in Piemonte.


Big Air: disciplina altamente spettacolare, il big air è un salto dritto dove l'atleta compie delle evoluzioni complesse, delle rotazioni e qualsiasi genere di manovra acrobatica che gli possa permettere di acquisire un punteggio tale da inserirsi nei primi posti della classifica. E' una competizione che si disputa su un trampolino che ha una lunghezza di circa 100 metri e un'altezza di 3 metri. L'atleta compie un salto che varia dai 15 ai 18 metri ed è valutato da una giuria che gli attribuisce un voto a seconda di come si è espresso.
Il Billabong Air & Style è una competizione che permette a chiunque di capire quanto sopra descritto!

domenica 10 gennaio 2010

LA STORIA DELLO SNOWBOARD

Lo snowboard nasce intorno agli anni '60 negli Stati Uniti, più precisamente nel Michigan per mano di Sherman Poppen il quale per far giocare i suoi bambini unì assieme due sci e poi gli aggiunse un cordino in punta. Il signor Poppen però notò sin da subito che i suoi figli si disponevano di traverso sulla tavola e collegò questo particolare alla posizione del surfista da onda e decise perciò di chiamare questa sua invenzione Snurfer.
Nel 1966 lo snurfer debutta in pubblico, in concomitanza con l'esplosione del Surfing, il quale vive il suo momento di gloria grazie alle canzoni dei Beach Boys. Lo snurfer fu subito un gran successo e vendette centinaia di migliaia di pezzi. Il design era semplice: un sottile asse di legno liscio senza inclinazione con una corda sulla punta della tavola che il rider teneva in mano. Usarlo era facile; girare difficilissimo e pensandoci bene fare un 360° impossibile.
Negli anni successivi lo snurfer appassionò migliaia di persone, ed ebbe la considerazione sia di un semplice giocattolo da 15$, ma anche di poter essere il punto di partenza per creare un qualcosa di grande. Un pioniere di questa rivoluzione fu sicuramente Jake Burton Carpenter il quale nel 1977 fondò la Burton Boards dove venivano sperimentate varie tecniche di costruzione con l'utilizzo di diversi materiali. Il risultato dei primi prototipi fu il Burton Board, una tavola in legno duro laminato larga poco più di 20cm con un laccio frontale regolabile e lunghe pinne in coda.
Contemporaneamente a Jake Burton altri appassionati di surf e snurfer si stavano dando da fare per contribuire all'evoluzione di questo sport. Altro nome importantissimo nella storia dello snowboard fu Bob Weber il quale vide un futuro nello sviluppo degli attacchi. Dopo insistenti progetti gli fu assegnato il brevetto, e nel 1977 il suo Flying Yellow Banana attirò l'attenzione dello skater Tom Sims il quale data la sua passione sia per il surf che per lo skateboard pensò bene di non lasciarsi sfuggire la possibilità di vedere il suo nome scolpito nella storia dello snowboard.
I primi anni '80 videro l'inizio delle prime competizioni nazionali, le quali si svolsero vicino Woodstock, e successivamente si svolse la prima coppa del mondo in California che ebbe come protagonista assoluta la prima gara di half-pipe. Queste due tipologie di manifestazione sono significative perchè rappresentano il confronto fra le due forze dello snowboard dell'epoca. I nazionali si tenevano nel Vermont ed erano organizzati da Burton, i mondiali in California ed erano organizzati da Sims. Ma la competizione più accesa andava oltre le gare e l'half-pipe, si svolgeva nelle sale di progettazione, dove gli snowboard venivano disegnati. La rivalità fra Burton e Sims era altissima, e l'introduzione del p-tex (marchio per il polietilene utilizzato per le solette) nello snowboard e delle lamine segno sicuramente l'evoluzione del design.
Un altro importantissimo passo avanti fu l'invenzione di Jeff Grell del 1983, ovvero gli attacchi alti dietro (spoiler): gli highback prolungavano il supporto sui talloni che nemmeno il precedente modello di Sims offriva. L'invenzione di Grell fu fondamentale, perchè permise agli snowboarder di spingere curve tanto in front-side, quanto in back-side e i progressi nel riding sarebbero stati minimi senza questo semplice rivoluzionario passo.
Lo snowboard era cresciuto molto fino alla metà degli anni '80, ma doveva esserci ancora un cambiamento importante nel futuro di questa disciplina. Il concetto di snowboard era ancora legato al surf e allo skate, sempre basato principalmente sul controllare e curvare con il piede posteriore. Mike Olson (altro fanatico di snow e successivo fondatore della Gnu e della Lib Tech) fu subito molto interessato alla conduzione e alla tenuta delle tavole ed iniziò a costruire le stesse con lamine e senza pinne e con una punta corta e tonda. Queste tecniche abbinate ad una particolare attenzione verso lo shape (forma) portarono ad assumere una posizione "in avanti", rivolta maggiormente verso la punta della tavola. Le idee di Olson rappresentarono il punto di partenza per uno snowboard comune al nostro, il quale si modernizzo ancora di più quando Burton introdusse il primo attacco soft a 5 buchi. L'uso degli "hard" (attacco rigido) divenne molto comune e le tavole alpine si assottigliarono e la coda divenne piatta. In questo periodo si poteva già vedere una forte divisione culturale tra gli snowboarders alpini e quelli freestyler. Chuck Barfoot che aiutò Tom Sims all'inizio dell sua compagnia, nel 1987 lanciò sul mercato il primo Twin-Tip ed atleti come Terry Kidwell e Shaun Palmer iniziarono ad eseguire vere e proprie acrobazie tanto da diventare delle vere e proprie star.
Grazie a questi sviluppi, il fenomeno snowboard prendeva sempre più piede ed anche i giornali e il mondo del cinema iniziarono ad interessarsene. Il primo filmato di rilievo fu un film francese chiamato "Apocalypse Snow" prodotto nel 1986 il quale aveva come protagonista Regis Roland, e divenne subito molto popolare attraverso tutta l'Europa e creò quella scossa che fece sviluppare, o meglio... Esplodere... Lo snowboard in Europa. Di rilievo furono anche i video di Burton, girati su qualsiasi terreno, rappresentanti tutte le specialità e le località.
Negli anni '90 lo snowboard diventò un grande business, uno dei principali sport invernali e parte integrante del mercato americano degli sci. Entro il 1992, lo snowboard stava avvicinandosi sempre più al moderno skateboard. Mentre lo skate ha sempre avuto una grande influenza, un nuovo stile stava diventando d'Avant Garde. Consisteva in Ollie Air, Ringhiere, Spinning multi rivoluzionari, andare ed atterrarein switch, cambiare posizione o fare tutto al contrario. Lo stile veniva chiamato New Schoole ed era sviluppato da atleti che avevano un passato da skater. Lo scopo non era la velocità della discesa, la posizione o la profondità delle uscite: era la complessità delle azioni e la tecnica. Inoltre per poter meglio sfruttare gli spigoli della tavola ed aumentare l'efficenza degli avvitamenti i Nuovi Scolari tagliarono via punta e coda alle loro tavole. La posizione era sempre più distanziata e si creò così un'affinità con pantaloni sempre più larghi; in breve divennero Jibbers. L'industria dello snowboard rispose a questa nuova tendenza con tavole più piccole con meno spigolo, attacchi con spoiler più bassi e boots(scarponi) tagliati che sembravano alte scarpe da ginnastica. A questo punto avvenne una strana fusione tra lo snowboard e la cultura popolare. Il Punk Rock che per molti anni era stato fuori dal mercato e dai gusti di "massa", improvvisamente colpì l'anima d'America. Capelli colorati, body piercing e tatuaggi andavano per la maggiore. Così era anche per lo snowboard e gli snowboardisti. Tutti volevano essere snowboardisti e le aree sciistiche veniveno prese di mira; così fu fino al momento in cui qualcuno cominciò ad atteggiarsi sulle piste in maniera non consona provocando la rabbia degli sciatori. Senza dubbio le aree sciistiche volevano gli incassi che gli snowboarder apportavano, quello che non volevano era l'assalto di jibbers che tagliavano cespugli, distruggevano piste, erigevano "ringhiere" e saltavano sopra la testa dei poveri sciatori. Le controversie cessarono quando le aree sciistiche vennero sistemate in modo tale da accontentare gli snowboarder. Infatti quasi tutte le stazioni hanno ad oggi una specie di park dove vengono eseguite tutte le minacciose attività acrobatiche degli snowboarder.